sabato 25 maggio 2013

PINO PUGLISI. UN PICCOLO GRANDE UOMO

Beatificazione di Padre Puglisi 25mag2013di Pasquale Nevone - Oggi la Chiesa Cattolica beatifica Padre Giuseppe Puglisi, un suo sacerdote di Palermo ucciso

“in odium fidei” nel settembre del 1993 dalla mafia del quartiere di Brancaccio di cui era Parroco.

Ho conosciuto personalmente Padre Puglisi, e molto bene pure. Erano i primi anni ’80. La sua attività pastorale in quel periodo era prevalentemente, come sempre del resto, a contatto con i giovani ed i movimenti giovanili della diocesi di Palermo, quindi della città e di gran parte della provincia.

Don-Pino-Pugli-è-beato-620x485Era un vero sacerdote, non un assistente sociale, né un galoppino elettorale, né un ruffiano dei potenti, e neanche dei suoi superiori gerarchici per fare carriera e conseguire onori e maggior agio materiale. Ricordo con quanta fine e garbata ironia talvolta ne parlava.

Era un umile, che voleva restare tale nella società civile e nella chiesa che conosceva bene ma che voleva trasformare con la sua mitezza. Insomma, tutto il contrario di ciò che è sempre stato e continua ad essere la maggioranza del clero.

Papa-Francesco-e-Ratzinger-abbraccioPapa Francesco, e prima ancora di lui Papa Benedetto XVI, non perde occasione per rimproverare e richiamare alti prelati e sacerdoti a cessare la ricerca del potere e del prestigio personale usando la bellezza e la forza del messaggio cristiano, nonché del piacere e del denaro.

Ebbene, Padre Puglisi era esattamente fuori e agli antipodi di tutti quei nefandi peccati che hanno dilaniato e sbranato la millenaria barca della Chiesa di Cristo.

Non era un eroe, né un superuomo. Non era un uomo di grande cultura, né un esperto in questa o quella materia o professione umana. Era una persona semplice, povera, mite, gioiosa di non avere mai posseduto nulla nella sua vita, di non voler nulla e a nulla aspirare. Era soddisfatto e felice di avere una sola cosa: la “fede”.

Padre Pino PuglisiE tramite la fede entrava in contatto immediato con la coscienza e l’anima dei suoi interlocutori, toccava il loro cuore con molta leggerezza, al fine di persuadere e dimostrare che l’uomo è fatto per vivere in armonia con gli altri nella pace e nell’amore di fratelli e sorelle. Tutto il resto è superfluo ed effimero. L’unica cosa di materiale di cui ha veramente bisogno è il pane quotidiano, ma per avere questo è sufficiente chiederlo con fiducia al “Padre Nostro”, e il “pane” verrà. Ecco il perché del suo “Centro Padre Nostro”.

Tutto molto semplice da percepire e capire, ma difficilissimo da vivere nella propria vita quotidiana. I bambini e i giovani di Brancaccio lo capivano e lo seguivano. Gli adulti no, sia quelli di Brancaccio, ma anche quelli di Palermo, della Chiesa, della Politica e delle Istituzioni. Lo lasciarono solo nella indifferenza più generale. Credevano che la mafia uccide solo gli uomini “forti” e che lottano a viso aperto come degli sceriffi.

Il-rito-della-Comunione-al-Foro-Italico-620x485Fu un colossale ed imperdonabile errore perché tutti sapevamo che a Palermo la mafia aveva ucciso persone come Dalla Chiesa, Falcone, Borsellino, e che ha sempre le armi pronte per sparare di nuovo a chiunque gli si oppone. Il primo Commissariato di Polizia a Brancaccio era arrivato solo nel 1983, ma fu fatto saltare in aria il giorno prima dell’inaugurazione. Dieci anni dopo arrivò padre Puglisi.

Padre-Puglisi-è-beato-2Oggi tutti quegli “altri” sono sulla spianata della Marina al Foro Italico di Palermo, per ricordarlo, per celebrarlo, per elevarlo agli onori degli altari. Però solo dopo averci “pensato, ragionato e ricercato sopra” per 20 anni. Molti di “quelli” oggi si mettono le tuniche bianche e se ne andranno in giro per le strade di Palermo con il naso all’insù atteggiandosi a “beati e santi” anche loro, perché Don Pino era amico loro, quindi per proprietà transitiva lo sono anche loro.

Quanto è difficile mantenere e mantenersi nella fede. Ma di una cosa sono sicuro, padre Puglisi fu ”Santo subito”, appena spirò dopo essere stato sparato. Piuttosto siamo noi tutti e la stessa Chiesa che abbiamo bisogno di prendere atto che noi non lo siamo, tuttora e nonostante anche quel sacrificio.

Pasquale Nevone
25 maggio 2013

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