venerdì 17 agosto 2012

LETTERA AL NUOVO PRESIDENTE DELLA REGIONE

Il 28 ottobre 2012 i siciliani eleggeranno il nuovo Presidente. Il Governatore, come si usa chiamarlo, da quando è stata introdotta l’elezione diretta.
Che ha determinato un sensibile aumento dei poteri, ne ha accresciuto la valenza politica e la dose di responsabilità. Non è più “vittima” delle maggioranze parlamentari e può esplicare il suo programma senza l’assillo e il ricatto del voto dei singoli deputati per ogni decisione importante. E può, come è successo nella legislatura che va a scadere, cambiare maggioranza, più volte, anche stravolgendo il voto popolare.

È giusto tutto ciò? Forse no. Ma, fin quando la legge lo consentirà, non lo si può escludere. Il meccanismo della sfiducia è stato concepito a garanzia della governabilità e del presidente eletto. La maggioranza assoluta dei deputati, infatti, difficilmente sarà mai disposta a votare una sfiducia che automaticamente manda a casa anche loro. Bisognerà porre rimedio.

Il nuovo Presidente troverà, sul tavolo da lavoro, situazioni complesse e delicate, che dovrà affrontare e risolvere, qualunque sia la maggioranza.

Iniziamo con la questione dipendenti: di ruolo, precari di ogni genere, forestali, stagionali, personale delle società partecipate, della formazione. L’elenco è lungo. Questo, probabilmente, è uno dei problemi più difficili. E sul quale opinionisti, giornalisti e politici puntano il dito contro. Una “specificità” evidenziata negativamente dai media nazionali e internazionali. Una lunga scia di polemiche fino all’ultimo incontro-scontro ai massimi livelli istituzionali.

Veniamo al punto. Sui numeri è difficile replicare. Da qualsiasi parte la si guardi la somma complessiva è sempre esagerata. Il frutto di decenni di finanza allegra, di una concezione dell’organizzazione del lavoro come garanzia del “posto”. Una fonte inesauribile per ingraziarsi questo o quel capo elettore. Una spartizione a beneficio di tutto l’arco costituzionale. Nessuno escluso. Le lacrime di coccodrillo, ora, di questo o quel partito non commuovono per niente.

I nodi sono arrivati al pettine e sarà difficile scioglierli. Le responsabilità sono generalizzate e condivise. Anche le forze sociali, sindacati in testa, hanno contribuito all’incremento di questa enorme platea di lavoratori.

Il taglio del 20% dei dirigenti e del 10% degli altri, come previsto dalla revisione della spesa, rischia di causare gravi danni alle famiglie, accrescendo, per di più, la crisi economica. La fragile economia dell’isola, già in difficoltà per la chiusura di interi poli industriali, ne risentirà. Molti lavoratori e intere famiglie andranno ad ingrossare il numero di nuovi poveri. E allora che si fa? Come sempre la soluzione può dipendere da cambiamenti culturali. Bisogna riconsiderare e valutare da un altro punto di vista questi lavoratori, riconoscendone la professionalità e l’impegno. E ritenendo la loro presenza una risorsa e non un onere. Un valore aggiunto e non un disvalore. Una grande forza da rendere produttiva. L’Amministrazione regionale ha una capacità d’intervento che poche altre istituzioni possono vantare. Utopia? Forse. Ma non c’è dubbio che questo è uno dei problemi che affliggerà la Regione da qui ai prossimi dieci anni, da affrontare con decisione.

La Sicilia può dare l’esempio avviando una rivoluzione culturale. A cominciare dai sindacati. Che non devono avere solo a cuore la salvaguardia dei posti di lavoro ma devono collaborare nella ricerca di altri spazi di utilizzo. Che devono cambiare radicalmente metodi e interventi, superare mansionari vecchi che bloccano una organizzazione del lavoro moderna ed efficiente, così come la regimentazioni delle qualifiche e delle funzioni. Praticamente vanno aperte le barriere, fatte di leggi, regolamenti, circolari, contratti, etc. etc., che inibiscono la possibilità di utilizzo di tantissimi lavoratori dove c’è maggiore esigenza. Che determinano esuberi giganteschi, sprechi di risorse, e, al contrario, carenze di personale in uffici e servizi a favore dei cittadini e delle imprese.

Facciamo qualche rapido esempio. Pensate all’utilizzo produttivo, tutto l’anno invece dei sei mesi o anche meno, dei forestali. E del personale ex lsu che ancora non trova collocazione. Così come quelli della formazione e delle società partecipate. E poi gli ex pip e altro ancora. Quante risorse umane potrebbero essere utilizzate meglio e con più profitto. Quanti servizi potrebbero beneficiare di un concreto aiuto. E quanti lavoratori inutilizzati, cassintegrati, posteggiati, potrebbero riacquistare la dignità di uomini e donne.

Lo sappiamo, sarà difficile, ci saranno mille intoppi. Veri e presunti. Ma non può restare sempre tutto come prima. Non ce lo possiamo più permettere.
Auguri Presidente. Ci faccia sognare.


Giangiuseppe Gattuso
17 agosto 2012

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